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Come gestire i cespiti aziendali: normativa, tipologie e suggerimenti pratici

I cespiti sono beni aziendali destinati a un utilizzo pluriennale, il cui costo viene distribuito nel tempo attraverso l'ammortamento.
Come gestire i cespiti aziendali: normativa, tipologie e suggerimenti pratici
Tempo di lettura: 4 minuti

Indice dei contenuti

Cosa sono i cespiti e quale ruolo svolgono nel patrimonio aziendale

I cespiti sono beni aziendali destinati a un utilizzo pluriennale e costituiscono una parte fondamentale del patrimonio dell’impresa. La loro funzione principale è sostenere l’attività produttiva o di servizio nel tempo, contribuendo in maniera stabile alla creazione di valore.

Per svolgere le proprie attività in modo efficiente, un’azienda necessita di diverse risorse: capannoni, macchinari, arredi, strumenti informatici, materie prime e materiali di consumo. Tuttavia, non tutti questi beni hanno la stessa durata né la stessa funzione economica. Ad esempio, le materie prime vengono consumate in un unico ciclo produttivo, mentre un capannone o un impianto industriale mantengono la loro utilità per molti anni.

Un bene destinato a trasferire la propria utilità all’impresa per un periodo prolungato è definito cespite. L’investimento effettuato per acquistarlo non viene considerato un costo immediato, ma rimane immobilizzato nel patrimonio aziendale, garantendo benefici economici nel tempo. Per questo motivo, nei bilanci d’esercizio, i cespiti vengono comunemente indicati come immobilizzazioni.

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Tipologie di cespiti e criteri di classificazione

In linea generale, rientrano tra i cespiti (o immobilizzazioni) tutti i beni che garantiscono un’utilità economica continuativa nel tempo e che non sono destinati alla vendita nel normale ciclo d’attività.

I cespiti aziendali si suddividono in due grandi categorie:

  1. cespiti materiali: comprendono beni tangibili come immobili, impianti, macchinari, veicoli e attrezzature di lavoro.
  2. cespiti immateriali: includono beni privi di consistenza fisica ma dotati di valore economico, come marchi, licenze, diritti d’autore e software.

Tra le immobilizzazioni immateriali rientrano anche gli oneri pluriennali, cioè costi il cui beneficio si estende oltre l’esercizio in cui sono sostenuti, come spese di impianto e ampliamento o costi di sviluppo di nuovi prodotti o processi.

Registrazione dei cespiti: come avviene la rilevazione contabile

Dopo aver chiarito cosa sono le immobilizzazioni, passiamo ad analizzare come si registra un cespite in contabilità.

Quando l’azienda riceve il documento contabile relativo all’acquisto di un bene, l’operazione viene annotata nel registro IVA acquisti. Tuttavia, con la scrittura contabile, l’importo non costituisce un costo d’esercizio, ma un costo pluriennale, destinato a essere ripartito nel tempo attraverso il meccanismo dell’ammortamento.

Ad esempio, se un’impresa acquista un macchinario per 10.000 € più IVA (2.200 €), la registrazione alla ricezione della fattura elettronica avviene così:

  • si rileva il credito IVA (2.200 €) e il debito verso il fornitore (12.200 €);
  • si iscrive il macchinario tra le immobilizzazioni materiali per 10.000 €;
  • non viene registrato un costo d’esercizio nel conto economico, ma l’importo sarà gradualmente imputato negli esercizi successivi tramite l’ammortamento.
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Ammortamento dei cespiti secondo le norme civilistiche

L’ammortamento è il procedimento contabile mediante il quale il costo di un cespite viene ripartito lungo la sua vita utile, riflettendo la progressiva perdita di valore e di efficienza del bene.

Per “vita utile” si intende il periodo durante il quale l’impresa prevede di utilizzare il cespite, considerando fattori tecnici, economici e il rischio di obsolescenza.

Secondo l’art. 2426 del Codice Civile, il costo delle immobilizzazioni, materiali e immateriali, la cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione.

In pratica, l’impresa deve:

  1. stimare la vita utile del bene;
  2. individuare il valore residuo presunto al termine della vita utile, ottenibile dalla vendita o dal recupero del materiale;
  3. calcolare la quota di ammortamento da imputare a ciascun esercizio.

Esistono diversi metodi per determinare la quota di ammortamento, ma il più diffuso è il metodo a quote costanti.

Facciamo un esempio pratico: un macchinario acquistato per 10.000 € ha una vita utile stimata di 10 anni e un valore residuo presunto di 1.000 €:

  • il valore da ammortizzare è 10.000 € − 1.000 € = 9.000 €
  • applicando il metodo a quote costanti, la quota annuale di ammortamento sarà 900 €, da imputare come costo per ciascuno dei 10 anni di utilizzo.

Ammortamento fiscale dei cespiti materiali: criteri e limiti di deducibilità

Il Testo Unico delle Imposte Dirette (TUIR) stabilisce regole fiscali per l’ammortamento che differiscono da quelle civilistiche.

L’art. 102 TUIR disciplina la deducibilità delle quote di ammortamento dei cespiti materiali. In particolare:

  • le quote sono deducibili a partire dall’esercizio in cui il bene entra effettivamente in funzione;
  • la deduzione è consentita entro i limiti dei coefficienti stabiliti dal DM 31/12/1988, variabili in base alla tipologia di bene e al settore di attività;
  • nel primo esercizio, la quota di ammortamento è ridotta alla metà.

Facciamo un esempio pratico:Se, per il settore e il tipo di bene in questione, l’aliquota di ammortamento fiscale è del 12%, allora:

  • primo anno: ammortamento pari a 600 € (metà della quota);
  • successivi 7 anni: quota annuale di 1.200 €;
  • ultimo anno: quota residua di 200 €.

Per i beni di modico valore (fino a 516,46 €), la normativa consente la deduzione integrale del costo nell’esercizio di acquisizione.

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Ammortamento fiscale dei cespiti immateriali: criteri di deducibilità

L’art.103 del TUIR stabilisce i criteri di ammortamento per i cespiti immateriali, distinguendo tra le varie tipologie di beni:

  • diritti di utilizzazione di opere dell’ingegno, brevetti, processi e formule: deducibili con quote non superiori al 50% del costo;
  • marchi d’impresa: ammortizzabili in quote non superiori a un diciottesimo del costo;
  • diritti di concessione e altri diritti iscritti in bilancio: ammortizzati in base alla durata prevista dal contratto o dalla legge;
  • avviamento: deducibile entro il limite di un diciottesimo del valore iscritto.

Per quanto riguarda gli oneri pluriennali, l’art.108 del TUIR prevede che essi siano deducibili in base alla quota imputabile a ciascun esercizio. Nel caso di imprese di nuova costituzione, la deducibilità decorre dall’anno in cui vengono conseguiti i primi ricavi.

Il libro cespiti: obblighi di compilazione e contenuti essenziali

L’art.16 del DPR 600/1973 impone l’obbligo di annotare tutte le immobilizzazioni materiali e immateriali nel registro cespiti, da compilare entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione dei redditi.

dati obbligatori comprendono:

  • anno di acquisizione;
  • costo originario;
  • eventuali rivalutazioni o svalutazioni;
  • fondo ammortamento dell’anno precedente;
  • coefficiente di ammortamento;
  • quota annuale di ammortamento;
  • eliminazioni dal processo produttivo.

Nel registro devono essere riportati:

  • singolarmente i beni immobili e i beni mobili iscritti in pubblici registri;
  • per categorie omogenee, gli altri beni acquistati nello stesso anno e soggetti al medesimo coefficiente di ammortamento;
  • in modo separato, i costi di manutenzione, riparazione, ammodernamento e trasformazione non imputabili ad incremento del costo dei beni cui si riferiscono e ammortizzabili in quanto eccedenti il 5% del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili risultanti all’inizio dell’esercizio.

Le annotazioni da effettuare nel registro dei beni ammortizzabili, possono essere eseguite anche nel libro degli inventari (per i soggetti in contabilità ordinaria) o nel registro IVA acquisti (per i soggetti in contabilità semplificata): a prevederlo è l’art.2 del DPR 695/1996.

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Cespiti, significato e importanza di una gestione accurata

Per una gestione contabile efficiente dei cespiti è fondamentale:

  • eseguire periodicamente l’inventario per verificare la perfetta corrispondenza tra i beni fisicamente presenti e le registrazioni contabili;
  • utilizzare strumenti digitali per tracciare con precisione l’intero ciclo di vita del bene, facilitando il calcolo automatico degli ammortamenti;
  • mantenere aggiornati i piani di ammortamento e i relativi criteri in base alle evoluzioni fiscali e contabili vigenti;
  • effettuare controlli regolari per individuare cespiti non più in uso o da dismettere.

Un esame accurato delle immobilizzazioni aziendali permette di rispettare gli obblighi normativi e fiscali, garantendo la trasparenza del bilancio.

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