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Codici QR, furto dati e dark web: come difendersi e ridurre i rischi

Il codice QR semplifica molte attività, ma apre le porte a furti di dati e truffe, da cui ci si può proteggere con strumenti di cybersicurezza
Codici QR, furto dati e dark web: come difendersi e ridurre i rischi
Tempo di lettura: 4 minuti

Indice dei contenuti

Codice QR e truffe digitali: i rischi del fenomeno quishing

Il codice QR (o QR code) negli ultimi anni ha acquisito grande popolarità ed è entrato in maniera sempre crescente in molte delle azioni che compiamo nella nostra vita quotidiana, grazie al suo aspetto grafico distintivo, ma soprattutto grazie alla sua utilità. Oggi infatti, semplicemente inquadrandolo con la fotocamera del nostro smartphone, possiamo sfruttare la tecnologia del codice QR per consultare i menù digitali nei ristoranti, scaricare autoguide nei musei, effettuare pagamenti digitali o accedere a servizi pubblici online. Tuttavia, proprio a causa della sua diffusione su larga scala, il QR code è diventato anche uno strumento vulnerabile agli attacchi dei cybercriminali.

Negli ultimi mesi, infatti, si è registrato un aumento dei casi di QR code contraffatti, ad opera di hacker malintenzionati che li applicano su parcometri, vetrine di negozi o cartelloni pubblicitari. Dopo la scansione, l’utente viene indirizzato a siti malevoli progettati per sottrarre dati personali o bancari. Una volta inserite informazioni come numeri di carte di credito, indirizzi o credenziali, queste vengono usate per realizzare frodi finanziarie, acquisti non autorizzati o prelievi illeciti di denaro dai conti correnti della vittima di turno.

Questa nuova forma di attacco è nota come quishing, una variante del phishing, che sfrutta i QR code per ingannare l’utente. La diffusione del fenomeno è favorita anche dalla presenza di applicazioni gratuite per generare codici QR, strumenti nati per semplificare la comunicazione, ma facilmente manipolabili per creare link ingannevoli, rendendo sempre più difficile distinguere i contenuti autentici da quelli fraudolenti.

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La nuova geografia della cybersecurity tra dark web e open web

Le truffe legate ai codici QR rappresentano solo una delle tante sfaccettature di uno scenario digitale sempre più complesso, in cui gli hacker sfruttano ogni abitudine online per colpire in modo mirato.

Secondo i dati dell’Osservatorio Cyber di Crif, nei primi sei mesi del 2025 oltre un milione di dati rubati è apparso sul dark web, mentre decine di migliaia di informazioni sensibili sono state individuate anche sull’open web.

Il dark web costituisce il principale mercato nero digitale, dove vengono scambiate credenziali, numeri di carte di credito, codici fiscali e documenti ufficiali. Questi dati consentono ai criminali di costruire identità digitali complete, usate per frodi complesse e campagne di phishing sempre più sofisticate.

Diverso, ma non meno insidioso è l’open web, accessibile a chiunque e spesso sottovalutato. Qui circolano informazioni pubbliche o mal protette, facilmente reperibili anche senza competenze tecniche avanzate. Basta una fuga di dati da un portale poco sicuro o la condivisione superficiale di informazioni personali perché queste vengano sfruttate a fini malevoli.

L’aumento delle esposizioni su entrambi i fronti dimostra come la minaccia informatica sia ormai trasversale: colpisce utenti, aziende e istituzioni, evolvendosi da attacchi casuali a operazioni mirate e “chirurgiche”, spesso supportate da Intelligenza Artificiale, malware personalizzati e deepfake.

Vulnerabilità digitali: utenti e aziende sotto attacco

Nel panorama digitale attuale, gli utenti privati rappresentano spesso l’anello più debole della catena della sicurezza.

Oltre al quishing, crescono le minacce legate a link malevoli diffusi sui social, campagne di phishing mirato e software infetti. Bastano pochi dati – come una semplice combinazione di email e password o un numero di telefono – perché un cybercriminale possa avviare frodi su larga scala, creare account falsi o infettare i dispositivi con malware.

Le conseguenze per i cittadini possono essere gravi: dal furto d’identità digitale alla perdita dei risparmi, fino al danno reputazionale e alla difficoltà di ripristinare credibilità finanziaria.

Anche le aziende si trovano a fronteggiare rischi sempre più sofisticati. Attacchi come il Business Email Compromise (BEC) o la “truffa del CEO” sfruttano la fiducia e la disattenzione interna per ottenere trasferimenti di denaro fraudolenti, mentre i ransomware possono paralizzare intere infrastrutture informatiche, causando perdite economiche milionarie.

Nemmeno i sistemi cloud e le piattaforme di smart working sono immuni: una violazione può compromettere informazioni strategiche e dati sensibili di migliaia di clienti, con effetti a catena sull’operatività e sulla reputazione aziendale.

In entrambi i casi, la combinazione di errore umano, ingegneria sociale e tecniche di attacco sempre più evolute crea un terreno fertile per i criminali informatici, rendendo la cyber awareness e la formazione continua elementi indispensabili di difesa.

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Rafforzare la sicurezza informatica: strategie per prevenire rischi e attacchi

Il quishing dimostra quanto un gesto apparentemente innocuo – come inquadrare un QR code – possa avere conseguenze gravi. Ma questa è solo una delle tante modalità attraverso cui i dati vengono sottratti ogni giorno. La difesa efficace richiede un approccio integrato e strutturato, che parta dalla consapevolezza individuale e arrivi all’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate.

Un primo pilastro di questa strategia sono le piattaforme di cybersecurity, strumenti in grado di centralizzare il monitoraggio delle minacce e automatizzare le risposte agli incidenti. Grazie a queste tecnologie, le aziende possono ridurre i tempi di reazione e garantire una protezione uniforme anche in contesti complessi, dove ogni minuto può fare la differenza.

Un altro aspetto cruciale riguarda l’accesso ai sistemi. Password deboli o ripetute continuano a essere una delle principali cause di violazione. L’autenticazione passwordless, basata su biometria, token hardware o certificati digitali, rappresenta oggi uno standard di sicurezza: rende estremamente difficile un accesso non autorizzato e offre agli utenti un’esperienza più semplice e sicura.

La protezione delle comunicazioni è altrettanto fondamentale. L’adozione di certificati SSL/TLS assicura che i dati in transito siano crittografati, impedendo intercettazioni o manipolazioni. Questo non solo tutela le transazioni online, ma rafforza anche la fiducia di clienti e partner, un elemento essenziale in un mercato digitale sempre più competitivo.

A completare il quadro deve esserci un processo continuo di gestione delle vulnerabilità: test di sicurezza regolari, simulazioni di attacco e valutazioni approfondite consentono di individuare e correggere i punti deboli prima che possano essere sfruttati. La resilienza digitale nasce proprio dalla capacità di anticipare le minacce.

Infine, ogni organizzazione dovrebbe integrare la continuità operativa nella propria strategia di difesa. Backup distribuiti, procedure di ripristino testate sul campo e soluzioni alternative, permettono di limitare i danni in caso di attacco ransomware o guasti imprevisti, garantendo la sopravvivenza del business.

Oggi la sicurezza informatica non è più una scelta, ma una necessità: proteggere asset, reputazione e fiducia significa costruire un ecosistema digitale sicuro, fondato su investimenti tecnologici, cultura della prevenzione e capacità di risposta tempestiva.

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